Negli ultimi anni, ho notato un netto aumento delle allergie a sostanze, alimenti, allergeni le cui manifestazioni esplodono improvvisamente, cioè noi – a un certo punto – diventiamo sensibili a qualcosa, anche se questo “qualcosa”, prima, veniva ben tollerato.
Potrebbe darsi che le tecniche diagnostiche e di ricerca in laboratorio siano diventate così perfette da individuare con maggiore precisione le situazioni suddette, ma in realtà l’aumento alle allergie è un dato che resta e che ha una base multifattoriale.
In Italia, il 25% circa della popolazione convive con una forma di allergia e, attenzione, le allergie sono la terza causa di malattia cronica.
Che cos’è esattamente?
L’allergia è una reazione eccessiva del sistema immunitario a stimoli esterni (allergeni) considerati dannosi; nei soggetti non allergici sono, invece, innocui. Il sistema immunitario produce quindi anticorpi IgE nei confronti degli allergeni e gli anticorpi danno vita a loro volta alle manifestazioni allergiche.
I tessuti e gli organi coinvolti nelle reazioni allergiche sono le vie aeree inferiori, la pelle, le mucose nasali e gli occhi.
Quali sono le possibili cause?
In primis, l’abitudine a trascorrere troppo tempo al chiuso, poi l’abuso di antibiotici; e ancora il consumo di alimenti raffinati e processati (cibi industriali come per esempio bevande gassate e zuccherate, snack e merendine confezionate, creme spalmabili, fette biscottate e cereali per colazione, salse istantanee, integratori, sostitutivi di pasto, semi preparati industriali, pasti pronti e così via, che nei miei piani alimentari personalizzati non esistono).
Il consumo di additivi alimentari e coadiuvanti tecnologici; il ridotto contatto con i microrganismi (virus e batteri) nei primi anni di vita. In quest’ultimo caso, diversi studi hanno sottolineato come il contatto in tenera età con questi microrganismi favorisca modificazioni positive nella composizione del microbiota intestinale, selezionando microrganismi che producono sostanze che proteggono da allergia e asma.
Un’altra causa è l’aumento dell’obesità, specie nel mondo occidentale. Il grasso accumulato nell’organismo, infatti, produce sostanze ad attività infiammatoria, favorendo anche il manifestarsi dei disturbi che caratterizzano le allergie.
Infine, a queste cause, aggiungo senza esitazioni il cambiamento climatico che favorisce l’anticipo delle fioriture e l’aumento della produzione di pollini; e l’inquinamento atmosferico che fa impennare il rischio di allergie. Ben si sa che chi abita vicino a una strada molto trafficata ha più probabilità di sviluppare allergie al polline rispetto a chi vive in campagna, lontano da fonti di inquinamento.
Uno dei miei consigli per ridurre il rischio di sviluppare allergie è quello di adottare uno stile di vita sano.
Bisogna praticare attività fisica all’aria aperta, seguire una dieta semplice, onnivora, legata allo stile mediterraneo senza estromettere alcun gruppo alimentare (pane, pasta), composta in prevalenza da alimenti di origine vegetale, di qualità e di stagione. Scegliete dei contadini di vostra fiducia, quando non potete coltivare voi ciò che consumate.
È anche utile che i bambini, senza cadere negli inganni della sporcizia, non siano difesi in modo eccessivo e immotivato dal contatto con l’ambiente. Per pulire casa, ad esempio, il sapone è sufficiente: vanno evitati infatti prodotti fortemente inquinanti per il pianeta e per l’ambiente in cui si vive.
Anche l’esposizione a nuovi alimenti, i cosiddetti Novel Food, rispetto ai cibi tradizionali, favoriscono i fenomeni allergici; nella nostra storia evolutiva, prima che una sostanza, un virus, un batterio nuovo potesse avere un contatto con noi, doveva passare molto tempo, adesso – al contrario – l’esposizione è velocissima, anche con l’acquisizione di cucine etniche e di nuovi stili alimentari come sushi, pokè, ramen, hummus, falafel, kebab.
Un Food Trend del momento è la carne sintetica, ma non solo: abbiamo il purismo vegetariano con alimenti plant-based ad alto contenuto proteico (es. frutta secca), il grano saraceno e derivati (pasta, pane), le clean caffeine (bevande energetiche alternative al caffè), i mocktails (cocktail analcolici), i regenerative food (cibo coltivato su terreni a ciclo agricolo vario), nuovi cibi floreali e i cibi limited edition con ingredienti di nicchia (esperienze culinarie piccolissime, da assaporare in un solo boccone).
L’Unione Europea, con l’emanazione del Reg UE 1169/11, ha determinato un elenco di allergeni da evidenziare sui prodotti alimentari confezionati; se ne annoverano 14: cereali contenenti glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte, frutta a guscio, sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa, lupini, molluschi.
L’elenco non è del tutto esaustivo: esistono infatti avversioni anche ad altri numerosi alimenti, come al cocco, alle fragole, alle castagne, ai piselli, ai kiwi, al peperoncino, ai semi di girasole, al pomodoro, alle banane, persino all’acqua…
E la lista non si esaurisce qui: è necessario, difatti, operare una distinzione tra allergia all’alimento in sé e allergia a un particolare costituente dell’alimento (come il nichel dei pomodori): si tratta in questo caso di “allergeni non allergeni”.
Seguire i consigli di un esperto dell’alimentazione per poter seguire una dieta corretta ed equilibrata, anche in questi casi, è determinante.