Polenta, un piatto unico consumato da Nord a Sud

La polenta si prepara con la farina di mais bramata (a grani grossi). Potete sceglierne una integrale, dall’aroma più intenso. Nelle valli di Sondrio, in Lombardia, si prepara con la farina di grano saraceno (il risultato è un colore più scuro e una consistenza più ruvida), oppure con la farina di grano saraceno e mais: in quest’ultimo caso si parla di polenta taragna. Nel Veneto si usa, invece, il mais bianco; mentre tra Napoli e Foggia, viene fatta con farina di mais ben macinata, viene ricotta e tagliata a fette.

Da sempre, la polenta viene servita come sostituto del pane e, per lungo tempo, ha rappresentato il solo “cibo di sussistenza” per molti italiani. Consumarla da sola e di continuo, e senza l’apporto di altri nutrienti, ha contribuito, in passato, a far diffondere la cosiddetta pellagra, malattia dovuta a una insufficienza di vitamine che, se non curata porta, alla demenza, a lacerazioni cutanee e, infine, alla morte. La cura è, in sostanza, una dieta varia.

Anche la Sicilia vanta una tradizione di polenta, ma qui è il grano a fare da padrone: macinato grossolanamente dà una semola grossa e da questa semola nasce la Frascatula, le cui due varianti, diverse in base al territorio, le ho ribattezzate, per semplicità. di mare e di terra.

Nel Trapanese, in particolare sull’isola di Marettimo, si prepara la Frascatula di mare con semola grossa, la quale viene ‘ncocciata a mano con acqua, proprio come il cous cous, e successivamente viene messa ad asciugare, e infine immersa in un sugo lungo di pesce, abitualmente di aragosta, e cotta fino alla consistenza desiderata.

Nell’entroterra siciliano, invece, in provincia di Enna e di Agrigento, e sul versante messinese, troviamo la Frascatula di terra: qui la farina di grano duro (semola) viene fatta ammorbidire in acqua calda e poi lasciata cuocere, mescolandola continuamente, insieme a un soffritto di pancetta e di verdure selvatiche, fino a ottenere la consistenza desiderata.

Esistono tantissime varianti territoriali, con l’aggiunta di altre erbe, di formaggi, di farine di legumi (per esempio di fave o ceci). In provincia di Enna, ad Aidone, la Frascatula è nota con il nome di “picciotta” o “piciocia” e, per ottenerla, si usa la farina di cicerchia (un legume).

 

La mia ricetta per voi: la Frascatula di terra

La Frascatula di terra, che prende il nome dalla lingua francese “flasque” (cioè molle, in riferimento alla consistenza) è un piatto unico molto equilibrato. Come spesso accade per questa tipologia di pietanze, la preparazione è semplice. Si tratta di un cibo stagionale, ricco di principi nutrizionali dalle note mediterranee.

 

Ingredienti

  • Semola di GRANO duro
  • Verdure miste selvatiche (biete, cicoria, borragine, finocchietto)
  • Pancetta
  • Olio di uliveto
  • Sale marino integrale
  • Pepe

 

Valori Nutrizionali per 100 g:

  • Energia (525,3 kj / 124,9 kcal),
  • Grassi 4,4 g (di cui: Acidi Grassi Saturi 1,2 g, Monoinsaturi 2,3 g, Polinsaturi 0,6 g)
  • Carboidrati 17,2 g (di cui: Zuccheri 2,4 g, Amido 14,8 g)
  • Fibre 1,5 g
  • Proteine 4,9 g
  • Sale 0,8 g

In evidenza gli allergeni secondo regolamento reg. 1169/2011

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Consumo

È un piatto unico, pertanto sostituisce egregiamente il pranzo o la cena. Assolutamente vietato ai celiaci per la presenza di glutine. Inoltre, bisogna fare attenzione alle verdure selvatiche: in Sicilia ne esistono infinite varietà, difficile conoscerle tutte, quindi per non incappare in errori che possono provocare dei malesseri, è bene riconoscerle prima di raccoglierle oppure, in alternativa, comprarle dal vostro rivenditore di fiducia.

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