Fibromialgia: perché la dietoterapia può essere d’aiuto

La fibromialgia o sindrome fibromialgica è caratterizzata da dolore cronico diffuso. Di difficile diagnosi, comporta una convivenza forzata con dolore e stanchezza che induce depressione e assenza di progettualità, influendo negativamente sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette.

È associata ad astenia, problemi cognitivi, disturbi del sonno, ansia, depressione, cefalea ed emicrania.

La fibromialgia (FM) si manifesta con dolore muscolo scheletrico generalizzato anche se può avere inizio in una parte ben precisa come rachide, cervicale e spalle.

Nonostante il dolore sia localizzato in corrispondenza dei tessuti molli (muscoli, legamenti e tendini), la fibromialgia non è un’infiammazione dei tessuti.

Rispetto agli esami strumentali, la letteratura (gli studi scientifici) non fornisce alcun suggerimento. In pratica tutte le valutazioni servono a escludere ogni altra ipotesi diagnostica (quindi di malattia) che di solito comprende: artrite reumatoide, lupus sistemico eritematoso, polimialgia reumatica, spondiloartrite, ipo-iper paratiroidismo, neuropatia.

La fibromialgia è una patologia reale a sé stante e, per formulare una diagnosi adeguata, devono essere soddisfatti contemporaneamente 3 criteri:

  • dolore diffuso in specifiche aree del corpo;
  • presenza di sintomi caratteristici;
  • durata della sintomatologia di almeno 3 mesi.

 

Dal mio punto di vista, vale a dire di nutrizionista esperto, valutare intolleranze o allergie alimentari che possono inficiare la flora intestinale è un passo fondamentale e necessario per contrastare, sebbene parzialmente, questa patologia. Inoltre è utile migliorare la qualità del microbiota anche, se necessario, con l’uso di adeguati fermenti lattici.

La dietoterapia è quindi strumento indispensabile a prescindere dall’uso di farmaci specifici.

I soggetti fibromialgici devono essere messi nelle condizioni di ottimizzare quanto assorbono (l’assorbimento intestinale è spesso compromesso), evitando ad esempio il consumo di agrumi e latticini in genere.

Ecco i miei consigli nutrizionali e alcuni suggerimenti per cercare di registrare un miglioramento nel tempo:

  • raggiungere e mantenere il peso forma;
  • eliminare alimenti confezionati o processati industrialmente;
  • dire addio a tutti gli alimenti conservati;
  • preferire alimenti freschi, sfusi e di stagione;
  • pianificare una dieta quasi vegetariana, ma senza eccedere con le fibre e/o con i cibi integrali;
  • preferire acqua medio minerale, cioè un’acqua il cui residuo fisso è tra 500 mg/l e 1500 mg/l, non fredda e non depurata;
  • eliminare o minimizzare l’uso di solanacee (pomodori, peperoni, melanzane, patate);
  • eliminare i seguenti alimenti: cibi con grassi saturi (olio di palma, ecc.), fritture, alimenti con troppi zuccheri, latte e derivati, alcool, mais, soia, agrumi, uova, cibi troppo salati, pesce azzurro, interiora, carni rosse (in questo caso basta ridurne il consumo al minimo), salumi, pietanze troppo elaborate, salse pronte, frutta secca, olio di semi;
  • preferire il consumo di olio extra vergine d’oliva di qualità;
  • porre molta attenzione alla qualità alimentare (evitare tutti gli alimenti venduti in confezioni, anche nella semplice vaschetta);
  • se al ristorante, consumare pasti semplici, scartando aperitivi, antipasti e bevande;
  • eliminare o moderare l’uso di cosmetici, dentifrici alla menta, collutori, saponi (scegliere quelli naturali all’olio di oliva o neutri), profumi, chewing-gum, caffè, spezie;
  • consumare almeno 2 volte alla settimana fave fresche o surgelate, mai decorticate.

 

Nel primo periodo questi consigli andrebbero seguiti con molta attenzione; successivamente sarà possibile reintrodurre alcuni degli alimenti vietati in modo così drastico.

Evitate le diete a eliminazione, poiché non garantiscono i fabbisogni nutritivi, che sono fondamentali soprattutto nella fibromialgia.

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