Attenzione alla “sgrammatura”, la nuova frontiera dell’inganno

Con il termine inglese “shrinkflation” si intende l’operazione di mettere sugli scaffali dei supermercati confezioni (identiche o nuove) con meno prodotto (dentro il relativo packaging) ma allo stesso prezzo.

Si tratta di una pura strategia ingannevole eppure “legale”, utilizzata dalle aziende per camuffare l’inflazione che conta su un consumatore frettoloso e/o disattento.

In pratica il prezzo del prodotto scelto (quindi della confezione) resta invariato ma il suo quantitativo, cioè il contenuto, è minore.

Il fenomeno è iniziato anni fa nei Paesi anglosassoni, e ormai è arrivato anche da noi.

Va più o meno di pari passo con il rincaro dei carburanti e delle materie prime, e dipende dalle necessità aziendali di aumentare “i margini di profitto” senza terrorizzare i consumatori.

Seguendo questa linea, va da sé che i più colpiti sono i “beni di largo consumo”, vale a dire quei prodotti che compriamo spesso in maniera automatica, magari perché sono “quelli di sempre” (stesso prezzo, identico packaging etc).

Il sistema funziona piuttosto bene perché il consumatore, attento di solito al prezzo al dettaglio, difficilmente si sofferma su un prodotto già noto per verificarne il peso netto o il costo al chilo.

Dovrebbe infatti ricordare anche i prezzi precedenti e confrontarne le variazioni avvenute nel tempo.

 

Una scelta aziendale in sé semplice: è infatti meno complesso diminuire il contenuto di flaconi e scatole anziché aumentare il prezzo della confezione.

 

Da tempo, si trovano pacchi di pasta da 400 grammi invece del classico mezzo chilo; e ancora tubetti di dentifricio che da 100 sono arrivati a 75 ml; buste di patatine con 5-10 chips in meno; bevande in bottiglie da 1,35 e non più da 1,5 litri; pacchetti con nove fazzolettini di carta anziché 10, rotoli di carta igienica con 200 strappi al posto di 220; barrette di cioccolato sempre più piccole e, addirittura, anche meno tè in ogni singola bustina!

 

Ho anche sentito ipotesi che questa strategia sia stata pensata per il nostro benessere, per non farci ingrassare, contro l’inquinamento e lo spreco: ma fate molta attenzione perché così non è! Dovremmo indignarci e protestare tutti quando sentiamo utilizzare giustificazioni inconsistenti come l’attuale situazione della “guerra in Ucraina”. L’aumento è precedente ed è dettato da massime di profitto.

 

Si potrebbe superare l’inganno, obbligando il produttore a dichiarare il prezzo al Kg dell’alimento oppure che il supermercato lo indichi nel cartellino, in modo che il consumatore, anche senza conti matematici, possa intuire velocemente il reale costo del prodotto.

 

In Italia esistono molte “Associazioni di consumatori” che stanno gridando allo scandalo cercando di far intervenire il Legislatore.

 

Ricordo, a onor di cronaca, che qualche anno fa l’Antitrust multò le compagnie telefoniche che ci addebitavano gli abbonamenti ogni 28 giorni e non mensilmente. Ecco, bisogna porre rimedio a questo continuo stress economico in cui viene fatto vivere il consumatore.

 

L’unica cosa che possiamo fare ad oggi è aumentare il nostro livello di attenzione tra gli scaffali, anche perché la “variazione del rapporto quantità-prezzo” non viene nascosta, ma semplicemente taciuta.

 

Finora circa 700 prodotti sono stati “vittime” di questo meccanismo.

 

Vi riporto alcuni esempi:

  • la mozzarella da sempre 125 g, da qualche mese è solo 100 g;
  • la pasta prima era in confezioni da 1 Kg, da mezzo chilo ma allo stesso prezzo (cioè con un aumento del 50%);
  • il caffè era venduto a pacchetti da 250 g, ora sono da 225 g;
  • le bustine del Tè diminuite da 25 a 20 g;
  • tavoletta di cioccolato da 50 a 40 g.

 

E ancora prestate molta attenzione ai dolciumi, ai biscotti e alle bevande dolci: è proprio tra questi prodotti che troverete grandi sorprese!

 

Inoltre occhio alle buste del latte, ai latticini in generale, al numero delle sottilette presenti nelle confezioni; alle pezzature del pane, alle scatole dei cereali.

 

In Giappone è “dimagrita” persino la busta del latte, scelta fatta per aiutare gli anziani – così dicono i produttori – affinché non si affatichino troppo durante il trasporto fino a casa della spesa. Ma ovviamente il prezzo è rimasto invariato!

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